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L’importanza di vomitare

Il corpo si libera di quello che potrebbe nella sua tossicità ucciderlo. È un ruolo importante è giocato dal midollo allungato. Il sistema nervoso, ha sempre un ruolo. Quasi. Ma a me piace pensare che ne abbia sempre uno.

Prima di vomitare, si sta male. Dopo, si inizia a star meglio. Vomitare pensieri è cosa diversa. Tirar fuori tutto quello che dentro può diventar tossico o pericoloso, può in apparenza far sembrar pericoloso anche quello che sta dentro, una volta tirato fuori. E allora teniamo tutto dentro, temendo che una volta tirati fuori i nostri mostri, possano aver vita propria e distruggere il nostro mondo intorno. Ma fuori da noi, i mostri non sopravvivono. Riusciamo a vederli. A capire che forma abbiano. Come tutti i mostri, fuori dal letto, non sono così spaventosi come quando sono nascosti sotto.

Non sempre è facile vomitare i pensieri. Non sempre il luogo e il tempo in cui ci si trova sono spazi adatti. Ma dentro crescono. Si nutrono e si ingarbugliano. Creano crepe. Arrivano fino alla punta delle dita.

Fanno battere il cuore e accorciano il fiato.

Un punto che sembra morto. Come se il punto potesse morire. Ma dopo il punto c’è uno spazio bianco. In cui si può iniziare a scrivere al Mostro che non si riesce a vomitare. Guardarlo un po’ in faccia. Vomitare parole dopo il punto. Che non è morto. È solo una pausa un respiro.

Forse dopo aver vomitato servirà stare fermi un po’. Ascoltare di nuovo il corpo. Dopo aver vomitato i pensieri forse servirà star fermi un po’. Ascoltare di nuovo la mente. Con tutto il tumulto di emozioni che tira fuori. Ascoltarle. Viverle. Lasciarle andare.

Auguri Richy.

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“Di dieci cose fatte, te n’è riuscita mezza, li dove c’è uno strappo, non metti mai una pezza” e di altri modi per non star nel presente

Tornerò alle origini, torno a te che sei per me, l’essenziale.

Marco Mengoni.

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Il passato e il futuro convergono nel presente. È l’unica dimensione in cui viviamo, ma il passato interferisce, a volte intrappolandoci, con conseguenze sullo sviluppare stati depressivi, mentre vivere rilanciati nel futuro può incastrarci in pensieri ansiosi. Il presente è l’unico tempo che viviamo. Ma spesso non lo viviamo. A tal punto che dimentichiamo dove abbiamo parcheggiato la macchina. Perché attiviamo processi automatici che non richiedono la presenza di consapevolezza. Ma questa mancanza di consapevolezza ci fa perdere occasioni e informazioni importanti, ci può portare a quello che consideriamo una naturale distrazione ma che ci fa mettere a rischio i rapporti e la nostra sicurezza. Sviluppare la capacità di essere più consapevoli ci fa vivere meglio, abbandonando stress e ansia.

In che modo posso essere più consapevole? Come posso essere presente e attivo nel mio presente? Allenando quella parte sensoriale della nostra comprensione, che ti tiene ancorati a quello che ci sta accadendo intorno.

Ogni persona può sperimentale esperienza del tempo presente. È un’abilità di base, una dotazione che ci viene data alla nascita e si sviluppa nel tempo, ma che abbiamo un po’ messo da parte, assorbiti completamente dalla percezione del tempo come qualcosa di reale, come se potesse esser fattibile rivivere nel passato (non rivivere il passato) e proiettarci nel futuro.

Aumentare la consapevolezza, diminuisce lo stress, allontana dal passato e dal futuro, allontanando pensieri depressivi e ansiogeni. Vivere contemporaneamente mettendo in atto automatismi e mandando mail e rispondendo ai quesiti sulla vita che ci pongono figli, amici  e compagni, cerando di ricordare dove abbiamo lasciato le chiavi della macchina, ci costa. Ci costa in termini energetici. Perché noi abbiamo una dose di energia cognitiva e la disperdiamo spostandoci continuamente da un compito all’altro, da una soluzione da trovare ad un problema da creare. Ci costa perché produciamo un sacco di cortisolo (che in dosi elevate, non fa proprio bene) ma non ce ne accorgiamo perché ci sentiamo soddisfatti, grazie alla dopamica che maschera con la sua sensazione di gratificazione, lo stress cui ci sottoponiamo.

Il corpo è fisso nel presente ma la mente vaga spesso in quanto è accaduto in precedenza, incastrandosi nei pensieri controfattuali del “come sarebbe andata se”. Siamo attaccati al giudizio. Oppure proiettiamo tutto nel futuro e immaginiamo cosa può accadere di disastroso o difficile da affrontare, e questo crea ansia. Lasciamo il nostro corpo in un posto e andiamo altrove. E in quell’altrove incastriamo il corpo in un stato di malessere.

La depressione sta diventando una malattia che nel tempo è destinata a superare le altre nel corso degli anni in termininumerici. Eppure siamo più ricchi. Eppure abbiamo più cose, ma non abbiamo quello che ci serve per esser felici. O quantomeno, per provare benessere. Perché tutto quello cui siamo sottoposti aumenta lo stress. E lo stress, sebbene non sia una malattia, se protratto ha effetti dannosi sul nostro cervello. E siamo così abituati a stressarci, che lo facciamo costantemente.

Siamo infelici perché ci distraiamo mentre facciamo qualcosa. Non siamo presenti in quello che stiamo facendo. Tutta colpa dei social network. No. Non proprio. Colpa nostra che non riusciamo a stare nel presente, che ci proiettiamo su quello che dobbiamo far poco dopo, che non stiamo nel flusso, che mettiamo troppe cose nel presente.

Spesso siamo anche noi ad aumentare il nostro dolore e la nostra sofferenza con l’ipersensibilità e l’iperreattività verso cose da nulla, e talvolta prendendo le cose troppo personalmente.

Dalai Lama.

Fermati. Respira (e spero tu lo faccia bene). Stacca tutto. Cosa sta accadendo intorno a te? Che odori senti? Che rumori? Cosa stai vedendo?

La dott.ssa Manuella Crini opera nel campo del benessere, fornendo consulenze volte ad identificare cosa ci fa star male e trovare soluzioni adatte a migliorare la qualità della vita.

Difficoltà psichiche

Storie di rondini e di cortisolo. E di ansia.

E’ che dietro le cose ci sei tu, Primavera, che incominci a scrivere nell’umidità, con dita di bambina giocherellona, il delirante alfabeto del tempo che ritorna.
Pablo Neruda.

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Le prove di volo delle rondini hanno qualcosa di magico, di ipnotico. La sola rondine che torna non fa primavera. Devono tornare tutte, ricostruire i nidi rovinati dall’inverno e iniziare la danza della rinascita. Il verde prende il sopravvento, cambia l’odore nell’aria, il sole torna a ricordare la sua presenza e lo fa in modo prepotente, allungando e riscaldando le giornate. Un senso di inizio. Fiori. Animali. Ansia. Ansia? Ansia.

Apparentemente la primavera può sembrare un periodo tranquillo, ma in realtà è il momento in cui il risveglio della natura e i cambiamenti continui all’interno della stessa giornata, amplificano i disturbi legati all’ansia. Succede che il corpo debba star attivo più a lungo e che per adeguarsi produca alcune sostanze come il cortisolo, un ormone che permette all’organismo di reagire in maniera immediata agli stimoli, fa tante cose belle, come far percepire meno intenso un dolore, fa prender decisioni in tempo breve, ma se si accumula, beh se si accumula, ha qualche effetto collaterale, come l’abbassamento delle difese immunitarie e crea irritabilità e ansia. Non mi stancherò mai di dire che mente e corpo sono un’unica grande Pangea che nel tempo è stata smembrata in continenti per motivi storici, culturali, religiosi, ma che un terremoto da una parte provoca sempre un qualche cambiamento dall’altra. Se nel corpo circola troppo cortisolo un qualche effetto sulla mente si sente. Ma non è solo il cortisolo la piccola particella che varia nel nostro corpo. La luce induce cambiamenti nella melatonina e nella serotonina. La serotonina, ormone del buonumore, tu quoque? E’ il giusto equilibrio a far star bene, nel disequilibrio tutto può prendere una forma diversa nel mondo del sentire, quindi anche una variazione di questi ormoni può causare una forma ansiosa o anche depressiva.

Ma la Pangea non lavora in un’unica direzione, se quello che circola dentro può cambiare il come ci sentiamo, quello che è il nostro vissuto può cambiare quello che ci circola dentro,  che meraviglia essere esseri coscienti!

La primavera inizia a metterci a nudo. La nostra armatura di stoffa si rimpicciolisce con il caldo, gli strati a cipolla vengono sfogliati via via che le ore si fanno calde e questo può provocare un senso di disagio e difficoltà. Le lunghe giornate ci portano ad essere più immersi nel mondo sociale, cade il controllo nei cambiamenti repentini, dal sole alla pioggia, dal caldo al freschetto, cambiano i colori, cambia il mondo, diventa tutto più imprevedibile.

La primavera è rinascita. E’ un inizio, e gli inizi a volte stimolano, altre volte fanno paura.

In primavera ho contato 136 differenti tipi di tempo all’interno di ventiquattro ore.
Mark Twain.

I cambi di stagione (non ci sono più le mezze stagioni, ma quelle intere si sentono ancora) hanno su di noi un grande potere. Saper riconoscere il cambiamento in noi, comprendere quella che può essere un’accelerazione cardiaca data dal caldo o data da un senso di ansia, capire come funzioniamo, perché per quanto simili siamo, ognuno ha il suo libretto di istruzioni, è sempre il punto giusto da cui partire. La conoscenza è sempre alla base dei grandi cambiamenti, o forse era la grande Donna dietro il grande Uomo, ma fuori c’è un meraviglioso albero in fiore e sono curiosa di correre fuori e ascoltarmi. Sapere come mi sento. Sapere se la mia direzione è quella giusta.

La dott.ssa Manuella Crini si occupa di consulenze sia presso il suo studio sia online. Per info, un piccolo tour del sito.