Il fascino di chi non conosci, sta tutto nel fatto che non lo conosci. È uno splendido foglio bianco su cui dare vita ad un disegno meraviglioso.
Ci metti tutto quello che ti piace. O non ti piace. Ma il titolo è chiaro, we are supposed to be positive. Per cui ci metto dentro le mie passioni. E so, fortissimamente so, che ama quello che amo io, che ci saranno cose meravigliose se solo potessimo costruire un futuro fatto di tempo sospeso insieme. Ci metto dentro i miei desideri, le mie aspettative, e condisco tutto con un buon soddisfacimento dei miei bisogni. Anche di uno. Uno a caso. È un etto e mezzo, che faccio? Lascio? Lasci pure.
In quel foglio cancelliamo il passato, ma le tracce della matita restano. E scavano i solchi. Che cerchiamo di mascherare affinché quel disegno non vada mai più nella direzione del prima. Avrà linee più armoniche più belle più mie. Ma su quei solchi la matita inciampa. Perché il passato non passa quasi mai. Collassa nel presente e lo solca come le rughe di quel cubano. Quello sconosciuto di cui ho parlato altrove, con occhi di ghiaccio e pelle di ebano. Con età indefinita che sapeva di storia lunga. Di dolori e gioie. Di sorrisi difficili e di perdite mai superate. Eccolo, lo sconosciuto. Lo ricordo ancora. Seduto su un muretto rotto dal tempo e dalla noia. Con rughe profonde, un quadro perfetto. Un sorriso importante. Non poteva che aver avuto una vita meravigliosa. Veniva voglia di sedersi lì, di farsela raccontare la sua vita. Ma immaginarla è ancora meglio. Perché decido io.
Che belli gli sconosciuti. Hanno il fascino del per sempre.
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