Pensieri su giornate speciali

Il sentimento non è un dovere.

“Christmas was the hardest time.” King- la Casa del Buio 1998

Il Natale rompe il tempo lineare. Lo abbiamo voluto cercato creato. Dalla morte apparente della notte più lunga, attraversando lo sfogo collettivo degli schiavi che mangiano con i padroni fino alla nascita del presunto salvatore. Dare senso al buio. Disegnarci dentro. Con una matita bianca.

Il Natale rompe il tempo lineare e fa esplodere una bomba di suoni. Toglie la pelle e si sente di più. Diventa il tempo della nostalgia, delle mancanze, del dovere. Diventa il tempo dell’attesa, della gioia e dei sorrisi. Il Natale si limita a scoperchiare quello che già c’è. Aggiunge sale e da sapore, ma non crea nulla. Si mescolano i ricordi, le memorie autobiografiche, quelle che manipoliamo e cambiamo continuamente, i momenti belli, le assenze. La memoria lavora fortissimo. E genera un come siamo stati amati. E il Natale lo potenzia. Nel bene e ne male.

Ma i sentimenti non sono un dovere. Non devi sentirti bene felice entusiasta. Puoi. Puoi sentire quello che senti. Che arriverà potente tra le tue orecchie e le tue costole. Puoi ascoltarlo. Viverlo. Parlarci insieme e dormirci la notte. Puoi. Una parola magica che sa di libertà.

Il senso del dover essere qualcosa, invalida e calpestata quello che si sente, genera senso di colpa. Quel buco pieno di fango tra il chi sono e il chi dovrei essere. Senza chiedermi se voglio davvero esserlo.

Il Natale illumina. Del resto, il sole torna ad essere presente, il tempo si srotola, qualcosa si salva. Qualcosa cambia.

A Natale puoi. Eccome. A Natale voglio.

Il Natale rompe il tempo lineare. E con una matita bianca, puoi colorare le ombre sul tuo foglio nero.

Qualsiasi cosa sia il Tuo Natale, che sia Tuo. Che sia quel che vuoi e non quel che devi.

#pensieriallacaffeina, Pensieri su giornate speciali, Senza categoria

Amati. Almeno un po’

Amare sé stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta una vita

Oscar Wilde

Una delle più orrende bugie che ci propinano è che per essere amati serve prima imparare ad amare sé stessi. Che cazzata. Epocale. Mi può amare chiunque anche se io mi schifo. Beh, sto meglio se mi amo. Almeno un po’. Ma anche se io non mi amo, anche se mi schifo, qualcuno che mi ama in qualche parte del mondo, c’è. E forse attraverso i suoi occhi imparerò anche io ad amarmi per quella che sono. Ad avere il coraggio di farmi schifo ogni tanto. A prendere per buoni i miei pregi, ad avere il coraggio di accettare quello che non posso cambiare. Del resto noi amiamo anche il brutto. Il pannolino sporco, il vomito addosso senza correttore, il corpo perfettamente imperfetto e i segni del tempo.

Amati per quel che riesci. Metti amore dove riesci. E congratulati con te ogni volta che lo fai. E va bene anche se non hai voglia di star solo. Perché siamo animali sociali e l’equilibrio nella nostra solitudine è solo nostro.

Smetti di rincorrere tutti gli ideali, scrollati di dosso quello che non ti va. Ridi, corri, ascolta musica. Goditi il tempo con te e con gli altri. Guardati allo specchio e cerca un difetto e compensalo con un pregio. Che tanto sono solo parole. Mai assolute. Il mio peggior difetto può essere quello che l’Altro vede come mio miglior pregio. È tutto relativo se ci metti amore.

Amati solo un po’, fallo oggi. Anche una piccola parte di te. Guardati come il cane guarda la ciotola del cibo. Come il gatto guarda la scatola che contiene il regalo che hai comprato per lui.

Buon San Valentino al sapore di cioccolato e caffè

Pensieri su giornate speciali

Chiedimi se sono felice

I sorrisi sono probabilmente le espressioni facciali più sottovalutate, molto più complessi di quanto la maggior parte della gente pensi. Esistono dozzine di sorrisi, ognuno diverso dall’altro, nell’apparenza e nel messaggio che esprime.

Paul Ekman.

IMG_1D2DD8892D84-1.jpeg

Che belle sono la paura e la rabbia, sono emozioni salvavita, quelle che ti fanno reagire di fronte a stimoli pericolosi e attivano l’organismo con lo scopo di portar a casa la pelle. Quando funzionano male, diventano danno, ci fanno star male e ci impediscono di vivere in modo più sereno la nostra vita. Le emozioni sono un sistema di funzionamento semplice e nel contempo complesso. Quindi a che serve esser felici? La risposta è apparentemente semplice, ma si rischia di cadere nella tautologia. Se dico Darwin i primi pensieri vanno alle scimmie, alle Galapagos, oh le Galapagos, con le loro tartarughe giganti, i colori, i profumi, il mare, l’estate, io mi sento già meglio. Che potere immenso hanno le immagini che si attivano nel cervello. Perdonate le associazioni mentali, torniamo a Darwin. Beh Darwin ebbe un’intuizione importantissima, si accorse che condividiamo le emozioni con specie diverse dalla nostra. E girò il mondo per dimostrarlo, e contribuì all’idea che proviamo tutti emozioni, definibili primarie, o di base, che non vengono plasmate dalla società o dalla cultura, ma che hanno una matrice innata e genetica. Darwin non si fermò a quello, cercò di capire quale fosse la funzione di ciascuna emozione, perché se ce le siamo tirate dietro, perdendo invece la coda, probabilmente hanno un grosso valore adattativo.

La gioia non è solo assenza di emozioni negative. E’ un’emozione indipendente, che proviamo in determinati momenti, con un correlato cerebrale dedicato e il rilascio di preziose sostanze che modificano l’organismo e ci fanno sentire bene. Come tutte le emozioni, ha una durata breve, ma le modificazioni neuroendocrine possono persistere per un periodo più lungo, fornendo quella sensazione soggettiva di benessere. Come tutte le emozioni, ha una specifica espressione corporea, i cui dettagli si concentrano sul volto, che sorride, e sorride tutto, anche gli occhi, perché la gioia ha il potere di attivare alcuni muscoli intorno agli occhi a contrazione involontaria che ci aiutano a distinguere un falso sorriso da uno genuino.

La felicità è dunque quella sensazione che ci fa sentire bene, che ci spinge alla ricerca di quell’obiettivo, dandoci gratificazioni ogni volta in cui facciamo un piccolo passo verso di esso, è quella sensazione gradevole che abbiamo provato in una particolare circostanza che abbiamo quindi connotato in maniera positiva e che quindi tendiamo a ripetere. E’ quella sensazione che esperiamo quando troviamo il nostro posto nel mondo, insieme agli altri.

(ecco a che serve esser felici, ad avvicinarci a quello che ci fa bene, quando funzioniamo in un modo sano)

While life may ultimately meet a tragic end, one could argue that if this is as good as it gets, we might as well enjoy the ride and in particular to maximize happiness.

Kringelbach e Berridge.

Aristotele diceva che la vita non può essere solo una soddisfazione di bisogni e desideri, ma affiancava un’altra idea di felicità, quella eudaimonica, quella tesa al raggiungimento e all’espressione della nostra vera natura, la realizzazione personale insomma.

Considerando la felicità come un diritto di ciascun essere umano, e siccome la felicità non è solo assenza di malessere, ma può essere perseguita, lasciamoci andare oggi a quello che ci fa felici, seguendo alcuni suggerimenti presi dalla psicologia positiva (quella che si occupa di comprendere i meccanismi che favoriscono il benessere)

  • teniamoci occupati e attivi
  • godiamo dei piaceri della vita
  • spendiamo tempo nella socializzazione
  • sviluppiamo un pensiero ottimistico e felice
  • viviamo il presente
  • decidiamo di essere noi stessi
  • eliminiamo problemi
  • rivalutiamo il passato
  • concentriamoci sulle relazioni intime che sanno dare felicità

Non ho detto che sarà facile, ma le persone che provano molte emozioni positive, hanno una vita più lunga, condizioni di salute migliori e risultati personali e professionali maggiori. Non ho detto che sarà facile, ma che ne può valere la pena.

La felicità è la sfida dell’umanità presente, per la sua dignità futura.

Zygmunt Bauman.

Un piccolo regalo per te, un esercizio proposto da Seligman (il fondatore della psicologia positiva): chiudi gli occhi e richiama alla memoria qualcuno che ha fatto o detto qualcosa che ha cambiato la tua vita in meglio. Scrivi una lettera di gratitudine e consegnagliela di persona.

La dott.ssa Manuella Crini svolge sedute di consulenza psicologica volte a migliorare il benessere individuale