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Fiumi di parole e bambini capricciosi

Un attacco di capricci è un’esplosione emotiva straripante che avviene quando il vostro bambino sente di aver perso il controllo. È la dimostrazione pratica di ciò che vostro figlio prova in quel momento: caos, confusione e sconforto. Quasi sempre i capricci si verificano quando lui si trova con la persona che ama di più, cioè voi. Ma, dopo tutto, sapevate già che essere genitori è difficile! Penney Hames

 

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Neuroplasticità. Plastica. Riciclo.

Inevitabile attivare libere associazioni, il cervello è automatico, risparmiatore, produttore, inventore di idee nuove riciclando quelle vecchie. Noi lo siamo, cogito ergo sum o sum ergo cogito. Uova e Gallina. Brodo. Influenza, coccole. Cura. Affetto.

Tutto nasce dalle modalità di caregiving. Che è una parola così bella che non voglio tradurre. Tutte le nostre connessioni dipendono da come l’altro ci contiene. Dalle esperienza che ci fa fare. Dalla nascita fino a circa i primi due anni anni vita. Ma poi non finisce li, il nostro cervello è caratterizzato dalla neuroplasticità, necessita di integrazioni continue e costanti per mantenersi flessibile.

Il cervello è un organo complesso che si occupa di tante cose, ma riducendo un po’ la sua complessità per infilarlo in un fiume di parole su uno schermo bianco, posso raccontarvi che la prima grande frattura è tra emisfero destro e sinistro. Il primo, quello destro, è molto emotivo, capriccioso a volte mentre quello sinistro è logico razionale, freddo a tratti.

Coordinare tutto il corpo è impresa difficile, ma anche coordinare tutte le funzioni del cervello è altrettanto impegnativo. Nel bambino accadono entrambe le cose in modo quasi contemporaneo. Affina il corpo e mette insieme funzioni cerebrali che sta conoscendo piano piano. E nel far questo si scontra spesso con l’Adulto, essere mitologico che ha già più o meno integrato il suo modo di pensare, di essere, ed è un Io fatto e finito. Ma quell’essere mitologico si trova spiazzato di fronte ad una richiesta che appare un capriccio che appare provocazione da parte di quell’essere minuscolo alto due mele o poco più, fortunatamente rosaceo e non di un colore tendente all’azzurrino che ci spiazza e ci fa arrabbiare perché non comprende la maestosa logica che caratterizza l’essere mitologico.

Nella complessità individuale ci troviamo immersi anche in quella relazionale, con un effetto a volte devastante sulla comunicazione, soprattutto in quella con i bambini. Saper riconoscer quale emisfero sta usando il bambino per comunicare con noi, ci permette di sintonizzarci sullo stessa modalità, entrare in contatto, aprire nuovi canali e capire il significato profondo di quanto ci comunica. Molte parole per dire che dietro ad un capriccio o a un comportamento apparentemente provocatorio, si nasconde un mondo, e per entrarci la chiave è la sintonizzazione. E il più delle volte a parlare è l’emisfero destro del bambino mentre quello dell’adulto è quello sinistro. Logico. Freddo. Calcolatore.

Proviamo ad entrare in contatto con il nostro emisfero destro, sciogliamoci, usiamo i canali non verbali, apriamo quella porta che ci permette il toccar con mano metaforica quanto sta esperendo, diamo un nome alla sua emozione, facciamola nostra.

Si, ma in pratica, che devo fare? 

Fermare comportamenti pericolosi per sé e per gli altri, quello sempre, ma laddove non ci sia la pericolosità ma solo un imponente NO davanti ad un “lavati i denti” è trovare la chiave giusta. In quelle due lettere ci sono tantissime cose che noi tentiamo di smontare in maniera improduttiva con minacce di privazioni di cibo di sonno di playstation televisioni con minacce più o meno reali di denti che cadono e dentiere messe su già a 10 anni. Ma resta un NO. Non esiste la soluzione magica per tutti, ma in generale ci sono alcune strade che val la pena tentare percorrere. Da quella di far diventare il momento dei denti un gioco, una sfida, un ballo scatenato davanti allo specchio con uno spazzolino microfono che pulisce via e combatte i mostri che si insediano tra i canini, alla comprensione della sua brutta giornata perché ha litigato con l’amico e sfoga come riesce le sue frustrazioni, passando quindi alla fisicità, all’abbraccio, alla comprensione e denominazione dello stato emotivo che sta vivendo il bambino. E non ho usato la parola “amichetto” in modo voluto. Perché sminuirei la portata del suo dolore. E la comprensione del suo dolore, la sintonizzazione emisferica di cui sopra, è importante. Capire il dolore, non negarlo, accettato, condividerlo, abbracciarlo. Creare la calma nella quale si può spiegare che i denti se non si lavano si rovinano nel tempo. Ma magari lo facciamo insieme. Perché aumentiamo il tempo passato insieme in maniera piacevole. Cosi’ che avrà un bel ricordo da grande delle esperienze relazionali, le troverà gratificanti. Dopaminergiche.

Fare il genitore è difficile. Mal comune mezzo gaudio. Sorriso. Mia figlia che ride. Chiudo il cerchio e far il genitore è difficile ma è la cosa più bella che mi sia mai capitata. E ho il potere di renderla anche un’esperienza piena di vita. Felice.

Adesso basta. Se avete dubbi, sono qui, in qualsiasi recapito troviate nella mia home page. Se non mi trovate è perché dalla neuroplasticità all’oddio mi sono dimenticata di differenziare la plastica, è stato un attimo. Una sinapsi.