I neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia VS Ramachandran
Le scimmie macaco sanno fare una cosa semplice. O meglio, una classe particolare dei loro neuroni la fa. I loro neuroni si attivano non solo quando compiono un’azione, ma anche quando vedono qualcuno che la sta facendo. Questo permette una roba altrettanto semplice. L’apprendimento. Non per esperienza diretta, ma per imitazione. Questi neuroni sono così tanto vanitosi da funzionare da specchio. E la cosa bellissima è che li abbiamo anche noi. Questo ci permette di capire le intenzioni che stanno dietro un movimento. Comprendere se un braccio alzato sia un saluto, un tentativo vano di fermare un taxi in un giorno di pioggia o un gesto minaccioso.
E fino qui sembra tutto molto bello. E penso che lo sia davvero, ma la cosa più stupefacente è la necessità di coinvolgere il corpo per comprendere qualcosa di simbolico. I neuroni specchio sono stati individuati per lo più nella corteccia motoria, quella parte del cervello che sta più o meno nella zona in cui da bambini vi facevano lo scherzo dell’uovo rotto in testa (e se non ve lo hanno mai fatto, dovreste trovare qualcuno che ve lo faccia perché è una di quelle tradizioni che vale la pena di tramandare), e si attiva quando progettiamo e mettiamo in atto un movimento. Il cervello è questa grande centralina in grado di comandare il corpo e noi nemmeno sappiamo quanto lui comandi noi o noi comandiamo lui. E forse è questo uno dei motivi per cui mi affascina così tanto. Ma non divaghiamo troppo.
Torniamo agli specchi e al corpo.
Siamo abituati a pensare al corpo come quella roba fatta di gambe, braccia, volto. Ma per me, cresciuta a cibo rigorosamente vegetariano ed esplorando il corpo umano, la parola corpo evoca una lente di ingrandimento che arriva fino nei meandri della spirale del DNA. E li accadono le magie. Le magie sono date dall’enorme potere del simbolo sulla spirale. Le esperienze di vita, le relazioni, le modalità con cui ci si pongono gli altri significativi, entrano prepotentemente, in alcune fasi critiche dello sviluppo, nella spirale e sono capaci di modificare l’espressione dei geni. Dilla più semplice Manuella. Le esperienze di vita sono in grado di cambiarci davvero. A livello genetico. E il corpo è il teatro di tutto questo.
E il corpo ritorna quando dobbiamo tradurre il mondo. Dobbiamo sentirlo sulla pelle un gesto per poterlo significare. Dobbiamo viverlo in prima persona. Per questo si attivano quei neuroni, come se il gesto in questione fosse fatto da noi. A quel punto, per un’esperienza che diventa diretta, perché la stiamo facendo in qualche modo anche noi, siamo capaci di dare un significato. Ma quel significato è nostro. E dipende da quello che abbiamo vissuto in precedenza, da come le esperienze hanno modellato il nostro corpo, dalle etichette emotive che abbiamo messo sui vissuti passati.
Ma alla fine sto solo bevendo un caffè è divagando con i pensieri. Ricordando quanto forti siano le interconnesioni tra il pensiero e la materia. E quanto fondamentale sia il contatto con altre persone nelle quali specchiarci. E a tutti i bambini Mowgli della giungla che si sono specchiati in altre forme di vita.
Manuella Crini