Ognuno porta in fondo a sé stesso come un piccolo cimitero delle persone che ha amato. Romain Rolland
Cosa rimane quando una storia finisce?
Dove vanno a finire tutte le parole, le sensazioni?
Che cosa resta di me senza te?
Amerò ancora? No. Non voglio più soffrire per amore.
Come se tutto il Male finisse dentro al cuore. Quell’organo perfetto che pompa sangue e sentimenti, come se dalla metafora diventasse un centro nevralgico, un dolore acuto e insopportabile che tocca anche il respiro. Lo priva di automatismo e lo rende difficile. Difficile come sopravvivere. Ma non é lì che sta l’amore. Come quasi qualsiasi cosa che ci riguarda, ha un suo sostrato che sta un po’ più in su del cuore. Lontano da lui e più vicino agli occhi. Sta in quel chilo e mezzo dentro la scatola cranica. Dove le cellule comunicano in modo elettrico tra di loro, formano onde e complicate reti dove incastrano il ricordo e lo manipolano e lo rendono perfetto e dove nasce la sofferenza.
Si guarisce. Dalle pene d’amore si può guarire. A volte è fisiologico, altre volte serve un pace maker, ma se ne esce diversi ma non per forza peggiori.
Perdere un amore è un lutto con un cadavere ancora in vita. Un ossimoro difficile da gestire.
Nasce allora questo spazio dove condividere e raccontare che cosa sta accadendo tra cuore e cervello. Scrivimi nella posta sulla pagina Facebook di Manuella Crini o nei contatti che trovi nella homepage.
Racconta la tua storia. Il tuo dolore. La tua cura. In modo anonimo diventerà un pezzettino di storia da tenere qui.
Ti aspetto
Manuella