#pensieriallacaffeina

La mia personalissima non richiesta. Sanremo e la normalità

Ho anche paura del buio
Se faccio a botte le prendo

Lucio Corsi

Ha vinto quella canzone che suona benissimo con una bottiglia di vino vuota, che rotola sulla spiaggia. Quella che fa ridere piangere e non fare l’amore. Perché sei troppo impegnato a divertirti ed esser triste. Ha vinto quella che ha parole semplici. Normali. Quella che sa di emozioni che tutti nella vita abbiamo sentito. Senza rabbia. Solo nostalgia. Quella balorda. Che se non sei ligure o abiti poco più in là, non sai davvero cosa significhino quelle lettere in sequenza. Ha vinto la normalità perché è normale sentirsi così. È normale che ci manchino i momenti semplici e di vita quotidiana. Parole che come un libro sfumato ci permettono di metterci dentro quel volto. Quel profumo, quel sorriso, quella carota che cade dal tavolo mentre la sbucci.

Ma la normalità che ha vinto più di tutti, ha a che fare con due pacchetti di patatine dentro alle spalline. Geniale nella sua semplicità. Quella normalità fatta di faccia bianca capelli lunghi abito fuori tempo e sempre a tempo. Fatta di parole difficili di voli pindarici. La normalità che appartiene a ciascuno di noi ma che appiattiamo nel voler essere normali con gli altri ma la normalità appartiene a se stessi. Nessun battito batte come gli altri. La normalità dovrebbe essere esagerata nella sua essenza. Perché dovrebbe tirare fuori quello che è dentro. Dovrebbe ribaltare la pelle come se fosse semplice vedere quello che uno ha sotto. Vederci da fuori per come siamo. Colorati tristi felici delusi sempre sulla linea di partenza senza aspettare un arrivo.

La normalità è Topo Gigio. La normalità è Masini che si ricrede sulle sue elucubrazioni sulle denunce solo perché hai perso la pazienza.

Che poi la musica, la musica, la musica e le parole toccano la soggettività. Quello che fanno suonare dentro ciascuno di noi è unico. Speciale. Normale.

Pensieri su giornate speciali

Pensati libera, ma non distruggere il palco

“I ragazzi oggi sono troppo indecisi” Chiara Ferragni

Mentre scrivo il suo occhio mi guarda dal righello di mia figlia. Una riga di occhietti apparentemente inutili che per la mia bambina rappresentano un personaggio che letteralmente adora. E sono molto lieta che le piaccia un viso gentile e senza vergogna. Ma tralasciando i miei personalissimi giudizi sulla persona, volo su quel pensati libera che ha scatenato meme su meme verso l’infinito ed oltre.

Nel mentre un diciannovenne ridendo “distrugge un palco”. Perché pensarsi liberi ed essere liberi sono due cose diverse. Completamente.

Nessuno è libero. Nemmeno Blanco. Nemmeno Grignani. Ma questo già c’è lo diceva Marco Masini cantando vaffanculo.

Per essere bisogna pensarsi. Cogito. Anche se il pensiero è emerso nella storia della vita dopo l’esistenza, è riuscito in modo potente a ribaltare le carte in tavola, ponendosi alla base del castello. Di carta appunto.

Partiamo dal principio, dal brodo primordiale, quando la vita era più facile e si potevano mangiare anche le fragole, ma poi la vita è un brivido che vola via, ed essere unicellulari, diciamocela tutta, faceva schifo. Come avere le branchie. Meglio essere uomini che inquinano le acque che cercano di ripulire per mangiare i pesci e fare il bagno e tintarella di luna e altre canzoni che trovano sempre uno spazio per esistere.

Complicandoci la vita, anche con grosse comunità di persone organizzate, è sembrato carino per l’evoluzione donare i lobi frontali che tra le altre cose permettono il pensiero, la mente, la metarappresentazione di noi stessi. Sum. Ergo cogito.

Ma come i poli dell’asse terrestre ogni tanto cambiamo polarità, anche questa dicotomia si è invertita e l’essenza del pensiero è quella che pra permette l’essenza dell’esistenza.

Pensati libera. Crea quello spazio mentale in cui puoi essere libera. La libertà non esiste in realtà. Siamo comunque vincolati da così tante cose che le parole in questo articolo diventerebbero troppe e ancora più confuse. Ma il pensiero crea nella mente quello spazio di libertà. Il pensiero della libertà è lo scaffolfing della tua libertà. Senza quel prezioso ponteggio ogni azione che tende alla libertà diventa inutile. Perché non ancorato al progetto di sè stessi.

È un pensiero di una profondità così abissale che tira dentro in modo così potente che è diventato virale senza rendersene conto. Ma è un sunto splendido.

Sentiti libera ma non distruggere il palco. Perché se lo fai dai lo spazio a tutti di dire che le nuove leghe sono maleducate e cafone. Perché la libertà ha un piccolo confine invisibile. La mia libertà finisce dove inizia quella di un altro. In uno splendido gioco di bolle di sapone che devono galleggiare delicate per non bucarsi. Doveva far molto più rumore una scritta nero su bianco. Non rosa su Blanco.

Pensarsi libere significa non appartenere a nessuno. Essere liberi vuol dire non ledere nessuno mentre ci esprimiamo. Blanco si è espresso. In un vuoto di rumore nelle sue orecchie ha vissuto il suo video giocando tra le rose e l’indignazione di chi cerca cause scavando anche in una sua potenziale infanzia vacua di ceffoni al punto giusto. Se le rose non soffrono, allora Blanco si è solo espresso liberamente. In un gioco di petali che indubbiamente non lo renderà libero e non gli permetterà di pensarsi tale. E io mi sento libera di non giudicare un quasi ventenne massacrato poi delle sue stesse rose.

Pensiamoci libere. Ma pensiamo che anche gli altri lo sono. A volte poco, a volte troppo.

Manuella Crini, da psicologa capisce della musica che serve a far esplodere o implodere le emozioni. Della moda non capisce molto se non che sia un manifesto di se stessi. Di Sanremo sa che è uno spazio che permette di parlare di tutto.