
Ho anche paura del buio
Se faccio a botte le prendoLucio Corsi
Ha vinto quella canzone che suona benissimo con una bottiglia di vino vuota, che rotola sulla spiaggia. Quella che fa ridere piangere e non fare l’amore. Perché sei troppo impegnato a divertirti ed esser triste. Ha vinto quella che ha parole semplici. Normali. Quella che sa di emozioni che tutti nella vita abbiamo sentito. Senza rabbia. Solo nostalgia. Quella balorda. Che se non sei ligure o abiti poco più in là, non sai davvero cosa significhino quelle lettere in sequenza. Ha vinto la normalità perché è normale sentirsi così. È normale che ci manchino i momenti semplici e di vita quotidiana. Parole che come un libro sfumato ci permettono di metterci dentro quel volto. Quel profumo, quel sorriso, quella carota che cade dal tavolo mentre la sbucci.
Ma la normalità che ha vinto più di tutti, ha a che fare con due pacchetti di patatine dentro alle spalline. Geniale nella sua semplicità. Quella normalità fatta di faccia bianca capelli lunghi abito fuori tempo e sempre a tempo. Fatta di parole difficili di voli pindarici. La normalità che appartiene a ciascuno di noi ma che appiattiamo nel voler essere normali con gli altri ma la normalità appartiene a se stessi. Nessun battito batte come gli altri. La normalità dovrebbe essere esagerata nella sua essenza. Perché dovrebbe tirare fuori quello che è dentro. Dovrebbe ribaltare la pelle come se fosse semplice vedere quello che uno ha sotto. Vederci da fuori per come siamo. Colorati tristi felici delusi sempre sulla linea di partenza senza aspettare un arrivo.
La normalità è Topo Gigio. La normalità è Masini che si ricrede sulle sue elucubrazioni sulle denunce solo perché hai perso la pazienza.
Che poi la musica, la musica, la musica e le parole toccano la soggettività. Quello che fanno suonare dentro ciascuno di noi è unico. Speciale. Normale.