Qual è la qualità che apprezzi di più in un amico?
Oggi non parlerò di neuroni. Almeno, ci proverò. Oggi parlerò di me. Di un viaggio in macchina, io e me, una delle mie persone preferite al mondo. Con cui dialogo spesso durante i lunghi viaggi. Anche se ho sempre preferito dialogare con me nel doblo. Lui aveva tanto spazio per tutti i miei pensieri. La mia 500 ne tiene molto pochi, e forse, è bene così.

Uscendo da una galleria, fuori dal tunnel, ho avuto un insight. Ho sempre adorato gli insight. Sono come il Natale, quando arrivano, arrivano. Illuminazione. Che poi mi ricorda Stephen King, una splendida festa di morte, shining. Con un finale meno splatter. E un proseguo più divertente. Ho capito di me che la mia vita ruota intorno all’amicizia. Quella simile alle piante grasse, che metti nei vasi, anche piccoli, e te ne dimentichi senza dimenticartene. Perché stanno lì a guardarti ogni mattina mentre bevi il caffè. Senza implorare acqua di continuo. Io faccio morire anche le piante finte. Ma cazzo, sono una buona amica. E i miei amici sono buoni con me.
Giorni lunghi questi. Fatti di ospedali medici infermieri inaspettate sorelle Alma vicine di letto. Giorni di amici che ti tengono compagnia. Perché quando serve le piante grasse fioriscono e non ci sono cazzi, quando fioriscono le piante grasse sono uno spettacolo di colori e bellezza.
E anche se il baricentro di Manuella sono Viola e Rebecca, e il mio equilibrio si sposta con il loro, e io non voglio null’altro che farlo oscillare con loro, intorno ai loro spazi. Alle loro vite. Alle loro vie e canali. Alle piazze e alle strade e alle piazzole di sosta quando ci arriveranno senza benzina e con la batteria scarica. Anche se, mentre oscillo nel mio tempo e nel mio spazio le mie piante grasse stanno lì. Più o meno silenziose. A dirmi che faccio cazzate o sono bravissima. Ma io non sono mai bravissima. Sono io. E loro sono le mie piante grasse.
Mi piacerebbe pensare di aver curato con intensità ciascuna pianta, ma no. Sono un vaso di rose del deserto che inesorabili invadono il mio vaso. Che si moltiplicano. Che cercano spazio. Che fioriscono.
L’ho fatto così. Insight dopo insight. Chimica su chimica di quella chimica che è amore. Perché della vita, la mia, di quelle degli altri ascolto le storie affascinata, è che il mio grande Amore sono i miei amici. In quel continuo voler stare ostinatamente in un’adolescenza che non voglio lasciare andare. Perché è bella, volubile, con tanta energia e tanto spazio bianco su cui scrivere le storie.
La mia famiglia tradizionale siamo io, le mie figlie e tutte le mie piante grasse. Le mie storie d’amore sono fatte per non finire. Perché odio lasciar andare.
Grazie. Sempre.
Vi amo